MARIAVINCENZA
FILASTROCCHE
FILASTROCCA DELL'ABC
A è I'anatra del contadino,
B è un bignè di un bel bambino.
C è un ciccione golosone,
che mangia sempre per molte ore.
D è un dente tutto cariato,
E è Emma che troppo ha cantato!
F è la farfalla che vola nel cielo
G è un gatto che perde il pelo.
I è l' ira di una stregaccia che prepara una focaccia.
L la lazio, la mia squadra del cuore
e quasi quasi le donerei un fiore.
M la mimosa che piace alla donna,
N Natale che fa felice la nonna!
O l' orcone tutto arrabbiato,
che da una principessa viene baciato!
P pinocchio salterino,
ma non è delicato come un pulcino.
Q è un quadro che sembra vero,
R la rosa color del cielo !
S un sasso tutto matto,
anche peggio dello stregatto.
T un tavolo malatino,
U l'uovo ballerino !
V è un vaso pieno di fiori,
Z una zanzara che punge i professori !
FILASTROCCA DELLA SCUOLA
Tutti i giorni vado a scuola
ed è una fortuna che non sto sola.
Ho tanti amici divertenti
che per sorridere si scoprono i denti!
La maestra Lucia è molto simpatica
e a disegnare è pratica,
mi ha insegnato a fare poesie
che ballano sempre per le vie!
A settembre andrò alle medie
dove per salutare ci si alza dalle sedie!!
POESIE
La felicità
E’ solo l’acqua trasparente della vita
che accarezza dolcemente
i piccoli scogli senza mamma
che solo la chiara luna
sa dove è
e che già l’ha trovata
e restituita ai piccoli scogli!
La stella cadente
Il cielo è scuro e silenzioso.
Le piccole e grandi stelle
sembrano piccoli diamanti
che sorridono ballando.
Ma solo una è la più bella e brillante.
Danza dolcemente scendendo giù
e lasciando una luminosa e lieve scia.
E’ lei la stella cadente!
Nazismo
Era come un enorme buco nero
dove non c’era più via di scampo
dove il dolore e l’angoscia non mancavano mai.
E quelle facce scure e immobili
insegnavano a tutti
a picchiare, sterminare e disprezzare.
Quegli oggetti, prima persone,
ora non ci sono più.
Il sole
Al mattino, quando la mia finestra
è illuminata dal sole
il mio cuore si riscalda con i suoi raggi.
Solo la sua vita riempie il mondo di felicità
perché senza di lui
la vita non ha valore, è vuota nel nulla
come un solitario scoglio
che aspetta qualcuno
che veramente gli voglia bene.
Il girasole
E’ molto comprensivo
capisce il lieve movimento del sole
e con la sua faccia illuminata dal sole
fa il suo stesso movimento.
Roteando la testa
il suo cuore si riempie di felicità.
E’ lui, il girasole.
L’angelo
E’ lì su di una nuvola
e la sua freccia spicca
tra i raggi del sole
che lasciano scie dorate
e mi illuminano il viso.
Non lo dimenticherò mai
il mio amico angelo.
"Per la festa dei Nonni"
Purtroppo
Purtroppo è così.
Nessuno li sente, è come il vento che ti parla
ma quel parlare è solo silenzio
perché il mondo è così, purtroppo.
E’ quella carezza che non vuoi sentire
che alla fine vola via,
e rifletti su quel parlare che hai sentito
ma non ascoltato.
Ed è per questo
che bisogna stare con chi ti è più caro
che ti vuole bene.
Ma tu quel bene
non lo apprezzi, purtroppo.
Grazie Nonni!
L’autunno
Come è bello l’autunno!
Le leggerissime foglie gialle, rosse e marroni
cadono lentamente a terra
e poi quell’allegrissimo cinguettare degli uccellini
non mancherà mai.
E se mi fermo il lieve vento mi fischia nelle orecchie
come se mi volesse dire un segreto
ma non un segreto qualunque, uno speciale!
E nella piccola misteriosa cassa di legno
vi è rannicchiato dentro una pallina di pelo
bianca come la neve a chiazze marroni
ed esso è il mio coniglietto.
Nelle piccole strade si sente odore di vino
sono i nonnini che vendemmiamo
e piano piano i piccoli ricci cominciano ad aprirsi
e punf, cadono bellissime castagne!
Intanto, verso sera si vedono camini fumanti
e quella nuvola grigia uscendo da lì
sale verso il cielo blu!
Racconti
UN VIAGGIO IMMAGINARIO
... E MI RITROVAI IN SPAGNA
Era una giornata qualsiasi, quando dissi a mia madre che uscivo per fare la spesa. Dovevo andare nel negozio di alimentari, che si trovava in via delle castagne, ma ormai mi ero persa, ero entrata in un giardino molto, molto strano! Nel mezzo di questo posto c’era un ciliegio, che non produceva frutti, ma nacchere, poi alla mia destra un muro nero con una finestra, che non aveva le tende, ma mantelli di Toreri! Io non sapevo più che fare , e quando mi girai a sinistra ho visto vestiti spagnoli, che danzavano nel nulla! Ero sicura; mi trovavo in un’altra nazione: in Spagna!!! Dopo qualche metro, c’era un cartello che diceva di andare alla corrida de toros, cioè la corrida dei tori. Mi affrettai ad andare a vederla, e occupai un posto in prima fila. Dopo dieci minuti finalmente diedero inizio alla festa che era bellissima: tutti gridavano, si alzavano, si eccitavano, ma soprattutto guardavano l’abilità del torero!!
Dopo, si mise a piovere, ma vedevo che tutti gli spagnoli piangevano. Dopo capii che la Spagna era diventata di sapone, e quindi bisognava salvarla, altrimenti si sarebbe sciolta nel nulla! Corsi subito nel camper che avevo affittato, cercai su di un libro magico la formula che potesse rimettere tutto a posto. Lo trovai e appena la dissi, tutti sorridevano, perché ormai la Spagna era salva, e da quel giorno si poteva stare tranquilli. si festeggiò con gioia, si mangiarono torte, suonarono le chitarre, insomma ci si divertì un mondo!
Arrivò il sue febbraio, ed era ora di uccidere il galletto; lo sotterrammo vivo lasciando fuori solamente la testa, e con un colpo di bastone si uccise per poi fare un’altra festa suonando la "gaita gallega" cioè una cornamusa, e ballando la "sardana", che sarebbe un ballo tradizionale catalano!
A proposito, è passato un anno e siamo in estate, io ancora mi trovo qui, a festeggiare e a guardare i tulipani, ormai non riesco più ad uscire dalla Spagna, e mi chiedo: cosa starà facendo la mia famiglia?
UNA GIORNATA DI PIOGGIA
Mi trovo in casa e sento fischiare del vento attraverso la porta; esco incuriosita, e mentre cammino, sento il ticchettio della pioggia che cade al suolo. L’aria fredda mi viene in faccia, pungendomi le guance. Le grondaie versano acqua con uno strano scrosciare, mentre gli uccelli cercano riparo sotto le foglie che ricoprono gli esili rami degli alberi, e i gatti sotto le macchine, che ti fanno compassione! Ci sono poi le solite pozzanghere malinconiche che ti guardano, e se chiudi gli occhi, ti sembra di sentire il gracidare delle rane, e immagini di vedere un piccolo stagno!
In fondo le giornate di pioggia, non sono così brutte e noiose, perché alla fine c’è sempre qualcosa da fare, come ad esempio stare davanti al cammino con il fuoco acceso, oppure fare delle passeggiate da soli o in compagnia; ma comunque si devono accettare le giornate così come si presentano.
Quando mi giro, vedo l’arcobaleno pieno di allegria, che abbraccia tutto il cielo come l’abbraccio di una mamma e di un papà che dimostrano affetto e amore per il tesoro più grande che hanno!
Adesso vado a casa, che ho gli scarponi zuppi! Domani sarà un giorno di sole!!!
INCONTRARE UN AMICO
E pensare che sembra una cosa buffa, ma in fondo è la più bella di tutto. Tutto è cominciato quando ero appena nata, che vedevo delle strane sagome scure, ma con il tempo è passato tutto, ormai vedevo bene e avevo un anno. Vicino a me, c’erano delle persone grandi che mi coccolavano, e io approfittavo del loro tempo libero!
Quando tornava il signore con la barba io ridevo, e tiravo quei peli a me strani e morbidi, ma il signore non si arrabbiava, anzi gli piaceva il mio modo di fare. Poi andavo dalla signora bionda, le salivo sopra e le toccavo "quel coso lungo" che forse era il naso; insomma, era come un mondo sconosciuto che mi girava intorno!!!
Mi accorsi dopo pochi mesi, che quei signori non erano altro che mamma e babbo, i primi amici che ho avuto nella mia vita. La cosa che mi piaceva di più, era l’ora di quel cielo scuro con tutti i puntini gialli attaccati; una cosa dove si va sui cuscini che mamma e babbo chiamavano notte, perché io dormivo insieme a loro, così stavo più calda!!
Babbo mi aveva comprato una cassetta con un dinosauro, che a me faceva piangere, ma questo pianto durava poco, perché i miei amici più cari mi coccolavano e stavano sempre con me, e quegli amici sono i miei genitori!!!
Adesso sono grande e con i miei genitori ci sto un po’ di meno perché ho degli impegni, ma a me dispiace molto, perché quando apro la porta di casa, loro mi accolgono a braccai aperte e mi chiedono che cosa ho fatto nella giornata e a me piace questo modo di vivere con loro!!!
Loro sono molto fieri di me e altrettanto io di loro. Quest’anno sono un po’ arrabbiata con babbo, perché ha vinto le elezioni, e a me questa cosa non va giù poiché ogni sera deve andare a delle riunioni che durano fino a mezzanotte, e io sono stufa!!
Tornando ad ora che sono grande, non tiro più barba, naso o capelli, ma cerco di dimostrare affetto ai miei genitori in modi diversi, ma ugualmente belli nei loro confronti (perché dopotutto io sono la loro figlia!!)
IL PICCOLO PASSERO
Capitolo I
Passero in viaggio
In un paese sconosciuto, nel paese dove esiste tutto, vi era un piccolo passero con la sua famiglia. Lì, era sempre estate, e faceva molto caldo. Gli abitanti si divertivano moltissimo, ma quando il gigante saltellava, non se ne poteva più. “Che mal di testa! - diceva il piccolo passero.
Un giorno decise di andare in giro. Dopo un po’ l’uccellino si ferma, si sente stanco e si riposa vicino ad un fiume. Ha molta sete e comincia a bere svelto svelto. Dopo aver bevuto, l’uccellino tornò indietro, e disse alla sua famiglia che lui ormai era grande, e doveva viaggiare per il mondo. La mamma si asciugò il volto e abbracciò il figlio. Passerotto partì ma non era contento di lasciare la famiglia.
Capitolo II
Il Castello
Passerotto era arrivato in Africa, ma subito dopo se ne andò perché lì faceva caldo come nel suo paese, e arrivò in Sicilia. “Come si sta bene al sole! - diceva Passero - mi sono ricordato che oggi è il mio compleanno”. Si guardò intorno e vide tanti passeri come lui e festeggiarono tutti insieme. Si divertirono molto e dopo tutti a nanna. Si coricarono tutti in un letto e si stava al calduccio.
La mattina dopo Passero salutò gli amici e andò via in campagna per vedere gli altri animali, ma quando vide un grosso serpente restò immobile perché così non gli faceva niente.
Il serpente se ne andò, e Passero mangiò un po’ di roba che aveva portato con sé e dopo se ne andò via. Entrò in una grande casa, si spaventò ma poi si tranquillizzò perché pensava alla sua famiglia. Poco dopo vide una finestra e volò via.
Capitolo III
In giro per il mondo
“Finalmente libero! - disse Passero - e si riposò sopra un sasso. Pensò alla mamma e si commosse. “Lì sì che era bello - disse Passero - e cominciò a viaggiare per trovare il suo paese.
Viaggiò attraverso isole e montagne, foreste e città, paese e campi e altri posti ancora. Fu così che Passero fu felice, ma pensò che non gli avevano dato un nome. Lo chiamavano Passero perché non sapevano che nome dargli. Quindi pensò ai nomi perché voleva avere anche lui un nome. “Ecco quale sarà il mio nome, sarà, sarà... proprio non riesco a decidermi, mamma, arrivo!
Passero corre, corre, vola e nuota e alla fine arrivò in Siberia. “Brrr, che freddo che fa - e volò via. Arrivò in una piccola villa dove c’era una bambina. La bambina, appena vide Passero, lo mise dentro una gabbia. “Che pizza! - disse Passero alla bambina - lo sai che gli uccelli hanno bisogno di volare? Se ti mettessero in gabbia a te? Che cosa diresti?”
E la bambina lo lasciò andare. “Come si sta male in gabbia! - disse Passero. Poi arrivò a casa ma non vide nessuno, tutto distrutto. Passero andò via rattristato. “Dove sarà la mia famiglia! Dove saranno i miei amici! - diceva Passero.
Si rimise in viaggio e arrivò in Cina, in Spagna e da tutte le parti, e per fare prima sbucò fuori dal mondo così poteva andare dove voleva. Passò per il Giappone ed infine arrivò in Sardegna.
Passero cadde per terra, era stanco morto e non riusciva a muoversi. Ma ad un tratto vide una bellissima dea, la dea del coraggio. Passero le disse: “Cosa posso fare? Sono stanco morto e ho perso tutto!” La dea gli disse di farsi coraggio perché lei gli starà sempre a fianco. Allora Passero capì di essere vicino alla sua famiglia e che presto l’avrebbe ritrovata.
Capitolo IV
Passero militare
Vola, vola, vola e Passerò arrivò in un posto strano. Ma dopo capì che erano uccelli militari, e così si unì a loro marciando. Gli dettero la divisa e tutti gli attrezzi. e così fece per un po’ di mesi il militare. L’ultimo giorno venne il momento di fare la guerra. Passero e altri si salvarono. Altri invece furono uccisi.
Capitolo V
Il fidanzamento
Il quattro agosto Passero e i militari andarono via e ognuno andò per la sua strada. Passero andò insieme a una femmina che anche lei abitava in quel posto, e che anch’essa si era persa. la femmina si chiamava Justin. Passero si fidanzò con Justin e il giorno dopo si sposarono. Poi vanno in vacanza: Lo sappiamo che nel matrimonio sembrano un po’ più lati, ma come potete vedere, per sembrare più alti, si erano messi i trampoli. Dopo, partirono per il mare e si divertirono un mondo tutto il giorno. Poi andarono alle giostre e a farsi il bagno, ecc...
Capitolo VI
La fata
Due settimane dopo videro una fata, e questa fata li trasformò in bambini. Allora furono felicissimi e cominciarono a saltare, a ballare e a divertirsi. E così si misero a giocare tranquillamente. Videro delle grosse pietre, ma queste pietre parlavano! Allora si misero a parlare uno alla volta. Prima Passero, poi Justin, poi una pietra e un’altra pietra ancora. Allora vennero anche loro trasformate. Il venti agosto si misero sotto un albero a fare merenda, ma dopo si accorsero che non sapevano come tornare a casa. Cammina cammina vedono una cornice, e così Passero fece il ritratto a Justin e lei fu felicissima di farselo fare. La sera si misero in una piccola capanna a dormire, e così accesero un fuocherello per riscaldarsi. Si misero il pigiama, trovarono un letto matrimoniale, e così via. Trovarono pigiami, cappelli, insomma tutto quello che occorre.
Capitolo VII
Il ritorno a casa
Dopo aver camminato moltissimo, ritornarono a casa e videro che tutto il paese degli uccelli era stato trasformato in persone e così diedero un nome a Passero. Gli misero un nome che a Passero piaceva molto; gli dettero il nome Paolo. Lui fu felice che i suoi genitori e tutto il paese erano diventate persone. Il giorno dopo Paolo e Justin si sposarono di nuovo e raccontarono tutto ai genitori. E così vissero per sempre tutti insieme.
FILASTROCCHE
FILASTROCCA DELL'ABC
A è I'anatra del contadino,
B è un bignè di un bel bambino.
C è un ciccione golosone,
che mangia sempre per molte ore.
D è un dente tutto cariato,
E è Emma che troppo ha cantato!
F è la farfalla che vola nel cielo
G è un gatto che perde il pelo.
I è l' ira di una stregaccia che prepara una focaccia.
L la lazio, la mia squadra del cuore
e quasi quasi le donerei un fiore.
M la mimosa che piace alla donna,
N Natale che fa felice la nonna!
O l' orcone tutto arrabbiato,
che da una principessa viene baciato!
P pinocchio salterino,
ma non è delicato come un pulcino.
Q è un quadro che sembra vero,
R la rosa color del cielo !
S un sasso tutto matto,
anche peggio dello stregatto.
T un tavolo malatino,
U l'uovo ballerino !
V è un vaso pieno di fiori,
Z una zanzara che punge i professori !
FILASTROCCA DELLA SCUOLA
Tutti i giorni vado a scuola
ed è una fortuna che non sto sola.
Ho tanti amici divertenti
che per sorridere si scoprono i denti!
La maestra Lucia è molto simpatica
e a disegnare è pratica,
mi ha insegnato a fare poesie
che ballano sempre per le vie!
A settembre andrò alle medie
dove per salutare ci si alza dalle sedie!!
POESIE
La felicità
E’ solo l’acqua trasparente della vita
che accarezza dolcemente
i piccoli scogli senza mamma
che solo la chiara luna
sa dove è
e che già l’ha trovata
e restituita ai piccoli scogli!
La stella cadente
Il cielo è scuro e silenzioso.
Le piccole e grandi stelle
sembrano piccoli diamanti
che sorridono ballando.
Ma solo una è la più bella e brillante.
Danza dolcemente scendendo giù
e lasciando una luminosa e lieve scia.
E’ lei la stella cadente!
Nazismo
Era come un enorme buco nero
dove non c’era più via di scampo
dove il dolore e l’angoscia non mancavano mai.
E quelle facce scure e immobili
insegnavano a tutti
a picchiare, sterminare e disprezzare.
Quegli oggetti, prima persone,
ora non ci sono più.
Il sole
Al mattino, quando la mia finestra
è illuminata dal sole
il mio cuore si riscalda con i suoi raggi.
Solo la sua vita riempie il mondo di felicità
perché senza di lui
la vita non ha valore, è vuota nel nulla
come un solitario scoglio
che aspetta qualcuno
che veramente gli voglia bene.
Il girasole
E’ molto comprensivo
capisce il lieve movimento del sole
e con la sua faccia illuminata dal sole
fa il suo stesso movimento.
Roteando la testa
il suo cuore si riempie di felicità.
E’ lui, il girasole.
L’angelo
E’ lì su di una nuvola
e la sua freccia spicca
tra i raggi del sole
che lasciano scie dorate
e mi illuminano il viso.
Non lo dimenticherò mai
il mio amico angelo.
"Per la festa dei Nonni"
Purtroppo
Purtroppo è così.
Nessuno li sente, è come il vento che ti parla
ma quel parlare è solo silenzio
perché il mondo è così, purtroppo.
E’ quella carezza che non vuoi sentire
che alla fine vola via,
e rifletti su quel parlare che hai sentito
ma non ascoltato.
Ed è per questo
che bisogna stare con chi ti è più caro
che ti vuole bene.
Ma tu quel bene
non lo apprezzi, purtroppo.
Grazie Nonni!
L’autunno
Come è bello l’autunno!
Le leggerissime foglie gialle, rosse e marroni
cadono lentamente a terra
e poi quell’allegrissimo cinguettare degli uccellini
non mancherà mai.
E se mi fermo il lieve vento mi fischia nelle orecchie
come se mi volesse dire un segreto
ma non un segreto qualunque, uno speciale!
E nella piccola misteriosa cassa di legno
vi è rannicchiato dentro una pallina di pelo
bianca come la neve a chiazze marroni
ed esso è il mio coniglietto.
Nelle piccole strade si sente odore di vino
sono i nonnini che vendemmiamo
e piano piano i piccoli ricci cominciano ad aprirsi
e punf, cadono bellissime castagne!
Intanto, verso sera si vedono camini fumanti
e quella nuvola grigia uscendo da lì
sale verso il cielo blu!
Racconti
UN VIAGGIO IMMAGINARIO
... E MI RITROVAI IN SPAGNA
Era una giornata qualsiasi, quando dissi a mia madre che uscivo per fare la spesa. Dovevo andare nel negozio di alimentari, che si trovava in via delle castagne, ma ormai mi ero persa, ero entrata in un giardino molto, molto strano! Nel mezzo di questo posto c’era un ciliegio, che non produceva frutti, ma nacchere, poi alla mia destra un muro nero con una finestra, che non aveva le tende, ma mantelli di Toreri! Io non sapevo più che fare , e quando mi girai a sinistra ho visto vestiti spagnoli, che danzavano nel nulla! Ero sicura; mi trovavo in un’altra nazione: in Spagna!!! Dopo qualche metro, c’era un cartello che diceva di andare alla corrida de toros, cioè la corrida dei tori. Mi affrettai ad andare a vederla, e occupai un posto in prima fila. Dopo dieci minuti finalmente diedero inizio alla festa che era bellissima: tutti gridavano, si alzavano, si eccitavano, ma soprattutto guardavano l’abilità del torero!!
Dopo, si mise a piovere, ma vedevo che tutti gli spagnoli piangevano. Dopo capii che la Spagna era diventata di sapone, e quindi bisognava salvarla, altrimenti si sarebbe sciolta nel nulla! Corsi subito nel camper che avevo affittato, cercai su di un libro magico la formula che potesse rimettere tutto a posto. Lo trovai e appena la dissi, tutti sorridevano, perché ormai la Spagna era salva, e da quel giorno si poteva stare tranquilli. si festeggiò con gioia, si mangiarono torte, suonarono le chitarre, insomma ci si divertì un mondo!
Arrivò il sue febbraio, ed era ora di uccidere il galletto; lo sotterrammo vivo lasciando fuori solamente la testa, e con un colpo di bastone si uccise per poi fare un’altra festa suonando la "gaita gallega" cioè una cornamusa, e ballando la "sardana", che sarebbe un ballo tradizionale catalano!
A proposito, è passato un anno e siamo in estate, io ancora mi trovo qui, a festeggiare e a guardare i tulipani, ormai non riesco più ad uscire dalla Spagna, e mi chiedo: cosa starà facendo la mia famiglia?
UNA GIORNATA DI PIOGGIA
Mi trovo in casa e sento fischiare del vento attraverso la porta; esco incuriosita, e mentre cammino, sento il ticchettio della pioggia che cade al suolo. L’aria fredda mi viene in faccia, pungendomi le guance. Le grondaie versano acqua con uno strano scrosciare, mentre gli uccelli cercano riparo sotto le foglie che ricoprono gli esili rami degli alberi, e i gatti sotto le macchine, che ti fanno compassione! Ci sono poi le solite pozzanghere malinconiche che ti guardano, e se chiudi gli occhi, ti sembra di sentire il gracidare delle rane, e immagini di vedere un piccolo stagno!
In fondo le giornate di pioggia, non sono così brutte e noiose, perché alla fine c’è sempre qualcosa da fare, come ad esempio stare davanti al cammino con il fuoco acceso, oppure fare delle passeggiate da soli o in compagnia; ma comunque si devono accettare le giornate così come si presentano.
Quando mi giro, vedo l’arcobaleno pieno di allegria, che abbraccia tutto il cielo come l’abbraccio di una mamma e di un papà che dimostrano affetto e amore per il tesoro più grande che hanno!
Adesso vado a casa, che ho gli scarponi zuppi! Domani sarà un giorno di sole!!!
INCONTRARE UN AMICO
E pensare che sembra una cosa buffa, ma in fondo è la più bella di tutto. Tutto è cominciato quando ero appena nata, che vedevo delle strane sagome scure, ma con il tempo è passato tutto, ormai vedevo bene e avevo un anno. Vicino a me, c’erano delle persone grandi che mi coccolavano, e io approfittavo del loro tempo libero!
Quando tornava il signore con la barba io ridevo, e tiravo quei peli a me strani e morbidi, ma il signore non si arrabbiava, anzi gli piaceva il mio modo di fare. Poi andavo dalla signora bionda, le salivo sopra e le toccavo "quel coso lungo" che forse era il naso; insomma, era come un mondo sconosciuto che mi girava intorno!!!
Mi accorsi dopo pochi mesi, che quei signori non erano altro che mamma e babbo, i primi amici che ho avuto nella mia vita. La cosa che mi piaceva di più, era l’ora di quel cielo scuro con tutti i puntini gialli attaccati; una cosa dove si va sui cuscini che mamma e babbo chiamavano notte, perché io dormivo insieme a loro, così stavo più calda!!
Babbo mi aveva comprato una cassetta con un dinosauro, che a me faceva piangere, ma questo pianto durava poco, perché i miei amici più cari mi coccolavano e stavano sempre con me, e quegli amici sono i miei genitori!!!
Adesso sono grande e con i miei genitori ci sto un po’ di meno perché ho degli impegni, ma a me dispiace molto, perché quando apro la porta di casa, loro mi accolgono a braccai aperte e mi chiedono che cosa ho fatto nella giornata e a me piace questo modo di vivere con loro!!!
Loro sono molto fieri di me e altrettanto io di loro. Quest’anno sono un po’ arrabbiata con babbo, perché ha vinto le elezioni, e a me questa cosa non va giù poiché ogni sera deve andare a delle riunioni che durano fino a mezzanotte, e io sono stufa!!
Tornando ad ora che sono grande, non tiro più barba, naso o capelli, ma cerco di dimostrare affetto ai miei genitori in modi diversi, ma ugualmente belli nei loro confronti (perché dopotutto io sono la loro figlia!!)
IL PICCOLO PASSERO
Capitolo I
Passero in viaggio
In un paese sconosciuto, nel paese dove esiste tutto, vi era un piccolo passero con la sua famiglia. Lì, era sempre estate, e faceva molto caldo. Gli abitanti si divertivano moltissimo, ma quando il gigante saltellava, non se ne poteva più. “Che mal di testa! - diceva il piccolo passero.
Un giorno decise di andare in giro. Dopo un po’ l’uccellino si ferma, si sente stanco e si riposa vicino ad un fiume. Ha molta sete e comincia a bere svelto svelto. Dopo aver bevuto, l’uccellino tornò indietro, e disse alla sua famiglia che lui ormai era grande, e doveva viaggiare per il mondo. La mamma si asciugò il volto e abbracciò il figlio. Passerotto partì ma non era contento di lasciare la famiglia.
Capitolo II
Il Castello
Passerotto era arrivato in Africa, ma subito dopo se ne andò perché lì faceva caldo come nel suo paese, e arrivò in Sicilia. “Come si sta bene al sole! - diceva Passero - mi sono ricordato che oggi è il mio compleanno”. Si guardò intorno e vide tanti passeri come lui e festeggiarono tutti insieme. Si divertirono molto e dopo tutti a nanna. Si coricarono tutti in un letto e si stava al calduccio.
La mattina dopo Passero salutò gli amici e andò via in campagna per vedere gli altri animali, ma quando vide un grosso serpente restò immobile perché così non gli faceva niente.
Il serpente se ne andò, e Passero mangiò un po’ di roba che aveva portato con sé e dopo se ne andò via. Entrò in una grande casa, si spaventò ma poi si tranquillizzò perché pensava alla sua famiglia. Poco dopo vide una finestra e volò via.
Capitolo III
In giro per il mondo
“Finalmente libero! - disse Passero - e si riposò sopra un sasso. Pensò alla mamma e si commosse. “Lì sì che era bello - disse Passero - e cominciò a viaggiare per trovare il suo paese.
Viaggiò attraverso isole e montagne, foreste e città, paese e campi e altri posti ancora. Fu così che Passero fu felice, ma pensò che non gli avevano dato un nome. Lo chiamavano Passero perché non sapevano che nome dargli. Quindi pensò ai nomi perché voleva avere anche lui un nome. “Ecco quale sarà il mio nome, sarà, sarà... proprio non riesco a decidermi, mamma, arrivo!
Passero corre, corre, vola e nuota e alla fine arrivò in Siberia. “Brrr, che freddo che fa - e volò via. Arrivò in una piccola villa dove c’era una bambina. La bambina, appena vide Passero, lo mise dentro una gabbia. “Che pizza! - disse Passero alla bambina - lo sai che gli uccelli hanno bisogno di volare? Se ti mettessero in gabbia a te? Che cosa diresti?”
E la bambina lo lasciò andare. “Come si sta male in gabbia! - disse Passero. Poi arrivò a casa ma non vide nessuno, tutto distrutto. Passero andò via rattristato. “Dove sarà la mia famiglia! Dove saranno i miei amici! - diceva Passero.
Si rimise in viaggio e arrivò in Cina, in Spagna e da tutte le parti, e per fare prima sbucò fuori dal mondo così poteva andare dove voleva. Passò per il Giappone ed infine arrivò in Sardegna.
Passero cadde per terra, era stanco morto e non riusciva a muoversi. Ma ad un tratto vide una bellissima dea, la dea del coraggio. Passero le disse: “Cosa posso fare? Sono stanco morto e ho perso tutto!” La dea gli disse di farsi coraggio perché lei gli starà sempre a fianco. Allora Passero capì di essere vicino alla sua famiglia e che presto l’avrebbe ritrovata.
Capitolo IV
Passero militare
Vola, vola, vola e Passerò arrivò in un posto strano. Ma dopo capì che erano uccelli militari, e così si unì a loro marciando. Gli dettero la divisa e tutti gli attrezzi. e così fece per un po’ di mesi il militare. L’ultimo giorno venne il momento di fare la guerra. Passero e altri si salvarono. Altri invece furono uccisi.
Capitolo V
Il fidanzamento
Il quattro agosto Passero e i militari andarono via e ognuno andò per la sua strada. Passero andò insieme a una femmina che anche lei abitava in quel posto, e che anch’essa si era persa. la femmina si chiamava Justin. Passero si fidanzò con Justin e il giorno dopo si sposarono. Poi vanno in vacanza: Lo sappiamo che nel matrimonio sembrano un po’ più lati, ma come potete vedere, per sembrare più alti, si erano messi i trampoli. Dopo, partirono per il mare e si divertirono un mondo tutto il giorno. Poi andarono alle giostre e a farsi il bagno, ecc...
Capitolo VI
La fata
Due settimane dopo videro una fata, e questa fata li trasformò in bambini. Allora furono felicissimi e cominciarono a saltare, a ballare e a divertirsi. E così si misero a giocare tranquillamente. Videro delle grosse pietre, ma queste pietre parlavano! Allora si misero a parlare uno alla volta. Prima Passero, poi Justin, poi una pietra e un’altra pietra ancora. Allora vennero anche loro trasformate. Il venti agosto si misero sotto un albero a fare merenda, ma dopo si accorsero che non sapevano come tornare a casa. Cammina cammina vedono una cornice, e così Passero fece il ritratto a Justin e lei fu felicissima di farselo fare. La sera si misero in una piccola capanna a dormire, e così accesero un fuocherello per riscaldarsi. Si misero il pigiama, trovarono un letto matrimoniale, e così via. Trovarono pigiami, cappelli, insomma tutto quello che occorre.
Capitolo VII
Il ritorno a casa
Dopo aver camminato moltissimo, ritornarono a casa e videro che tutto il paese degli uccelli era stato trasformato in persone e così diedero un nome a Passero. Gli misero un nome che a Passero piaceva molto; gli dettero il nome Paolo. Lui fu felice che i suoi genitori e tutto il paese erano diventate persone. Il giorno dopo Paolo e Justin si sposarono di nuovo e raccontarono tutto ai genitori. E così vissero per sempre tutti insieme.